a cura di Dafne Carli e Susanna Molina
Entrare nel corpo, appoggiarsi allo scheletro e addentrarsi nelle articolazioni per scoprire le proprie resistenze. Indagare l’immagine che si coltiva di sé e permettere ai propri limiti di manifestarsi. Concedersi uno sguardo gentile che non pretenda, accordarsi con un tempo coerente ai reali bisogni del corpo; essere soddisfatti di osservarlo così com’è senza affaccendarsi a plasmarlo.
Abbandonare ogni pretesa di volersi diversi e vedere cosa rimane.Questa pratica si rivolge a chiunque nutra il desiderio di entrare in intimità con sé.